viernes, 28 de septiembre de 2007

*** l'appartamento spagnolo *** remake

Non ci posso credere. Non. Ci. Posso. Credere. Calma. Respira piano. Conta fino a 10. Un altro respiro. Chiudi gli occhi. Riaprili. Respiro. Respiro. Ma mi manca il fiato. Questa città è così bella che il respiro me lo mozza ad ogni scorcio di panorama. E il cuore sta impazzendo di gioia. Sono a Barcellona. B A R C E L L O N A. Sillabalo bene. Suona meravigliosamente. Non trovi?
Ce l’ho fatta. Ce l’ho fatta. Continuo a ripetermelo perché questa sensazione di benessere è così bella che non riesco a capacitarmene. Avevo paura. Tanta. Inseguire un sogno non è mai semplice, specie se il sogno ti chiama in un altro paese. Lasciare amici ed affetti, ricordi e certezze, alla volta dell’ignoto. Ma ho avuto il coraggio di mettermi in discussione ed ora più che mai sono convinta della mia scelta.
Tutti i pregiudizi che avevo su questa città si sono sciolti come neve al sole, facendomi sentire un po’ sciocca. Barcellona non ha nulla da invidiare a Madrid; non è meno spagnola, la gente non è meno simpatica, le vie non sono meno emozionanti. Meno, meno, meno. Macchè. Barcellona è spagnola oltre ogni ragionevole dubbio, la gente è solare, la festa nel sangue ce l’hanno anche loro.
E così sono qui, ad iniziare una nuova vita. Nuovi amici, nuovi coinquilini, e persino un nuovo lavoro.. e già vedo molti di voi domandarsi “nuovo lavoro?quando mai ha lavorato?”.. Dettagli, dettagli.. questo è il vostro problema.. vi perdete nei dettagli.
Ed è già trascorsa una settimana da quando ho messo piede in questa casa. Certo, i giorni che ho vissuto sino ad adesso sono stati un po’ atipici, sconvolti dalla Mercè, festà della città, in cui dal venerdì al lunedì ogni angolo, ogni strada, è stato invaso da luci e colori, tamburi e folla, palcoscenici e concerti, per una celebrazione che al carnevale brasiliano non aveva nulla da invidiare. Ma, mercè o no, la città promette bene comunque..
E vorrei parlare di venerdì notte, della champañeria e dell’ebrezza alcolica alle sette di sera, o potrei scrivere di domenica, quando sino al mattino abbiamo parlato con due ragazzi conosciuti per strada raccontando barzellette in un improbo spagnolo..
Ma sono stanca.. O meglio ancora, estoy echa polvo.. Dunque la cronaca vera e propria la rimando a quando avrò più calma…Queste poche righe servivano solo ad urlare la mia gioia tanto è grande che non posso contenerla tutta!